Buonanotte ai sognatori.

Notte. A te amore mio. Che mi sopporti, che mi sostieni, che mi fai ridere quando parli dormendo e con un filo di voce dal tuo lato del letto (che evidentemente è Africa) chiedi “Aacquaaa”.

Notte a voi gatte. Che invece di dormire ci impastate la schiena e correte per la casa miagolando alla luna.

Notte Nonna. Stringo la tua mano sottile come un filo d’erba e non la lascio andare.

Notte nipotini. Quelli già nati e quelli in arrivo. Spero di essere per voi una buona zia.

La zia un po’ matta, un po’ hippy quella che fa yoga e parla con le piante.

Notte a voi. Colleghi amici. Che in questi giorni siete pronti a difendermi. Alti, forti, buoni.

Notte occhi nuovi. La tristezza è rimasta su un lenzuolo d’ospedale un pomeriggio di ferragosto.

Notte Dora. Fiume che accogli le mie preoccupazioni e le porti lontano.

Notte amici. Pochi, veri, vicini e lontani. Siete il riflesso della mia felicità.

Notte corpo. Lo so, sei stanco, sei stressato, vorresti dormire di più. Tieni duro. Sto cercando di prendermi cura anche di te.

Notte paure. Fedeli compagne. Vi vedo… vi conosco mascherine! Vi abbraccio e con un respiro vi trasformo.

Notte desideri. Vi tengo al caldo. Vicino alla mia pancia.

Notte passato. Sei stato un maestro. Ora però… ciao eh!

Notte Bambina mia. Sole della nostra casa. Quando ti guardo il mio cuore esplode.

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Due passi con Gegia.

Ho letto una notizia fantastica. La storia di un uomo che ogni giorno va a spasso con la sua tartaruga. E ho pensato che sarebbe bellissimo. Andare piano piano per aspettarla. Godersi la vita. Lasciare il tempo scorrere senza trattenerlo, senza rincorrerlo. Parlerei di tutto. Mi innamorerei, forse, per un’oretta e poi anche basta. “Ciao noi andiamo un po’ più in là”. Imparerei ad avere pazienza. Solo per lei. Per non lasciarla sola. Mi divertirei un sacco. A bloccare il traffico, regolarlo. Per farla attraversare. Guarderei le ombre spostarsi con il sole. Dichiarerei tutte le ore con voce altisonante “Sono le 12 e tutto va bene!”. Prenderei molti caffè. Accetterei un fiore. Respirerei un pezzo di focaccia e alla fine non resisterei “Un trancio di quella lì con i pomodorini e le olive”.  Mi farei leggere da un giornalaio una bella notizia. La presenterei, con orgoglio, a tutti: “Si chiama Gegia. È la mia tartaruga.” Andrei al cinema, mentre lei percorre il suo isolato con calma. Ricomincerei a fare yoga. Con il mio tappetino, io concentrata sul mio respiro e Gegia sui suoi passi. Leggerei un libro seduta su una panchina. E verso sera la aspetterei al tavolino di un bar, bevendo uno spritz, spettegolando un po’, immaginandoci un futuro felice come questo presente.

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