Leggende metropolitane.

A volte i vecchi si riuniscono per vedere l’alba dal Monte dei Cappuccini. Con i gomiti rinsecchiti, appoggiati sul muretto di mattoni, cercano il loro orizzonte. Come se di fronte a loro ci fosse il mare. Ma il mare non c’è e nemmeno l’oceano, c’è solo il Po con le sue correnti torbide e i murazzi che appena possono si nascondono un po’. E osservando il fiume i vecchi si illudono che niente sia cambiato. Per questo anche i loro discorsi sono sempre uguali. Il Grande Torino che disgrazia. Il caffè a 1 euro e 10 ma siamo matti. E fra tutti i discorsi ce n’è uno in particolare che i nostri vecchi amano tantissimo: l’incredibile leggenda dei Pesci Siluro. Si narra infatti che in fondo al Po vivano enormi pesci, grandi come squali e brutti, anzi bruttissimi e che alcuni pescatori abbiano perso braccia, gambe, dignità nel tentativo di pescarli. Non esistono prove a dimostrarne l’esistenza ma se provate a chiedere ai vecchietti sicuramente avranno un aneddoto da raccontarvi. C’è la storia di Pino ad esempio, pugliese trapiantato a Torino da generazioni. Dice di aver visto un pesce siluro che, emerso all’improvviso dalle acque una tiepida giornata di primavera, si sbranò un’intera famiglia di papere. La storia più incredibile però è quella di  Luigi, famoso panettiere della Crocetta. Aveva 25 anni e si era innamorato. Si era innamorato perdutamente di Giuseppina. Giuseppina era bellissima. Una cascata di riccioli rossi, occhi verdi come le colline che circondano la città e un delizioso nasino alla francese. Giuseppina era anche molto minuta. No anzi era piccola piccola. A dire il vero Giuseppina era minuscola. Un giorno i due innamorati decisero di andare a fare una passeggiata sul profumato sentiero che costeggia il fiume. Era agosto e faceva molto caldo e ad un certo punto Giusy, come amava chiamarla Luigi, si sentì male e insieme decisero di fermarsi un attimo per riposarsi. Era una giornata meravigliosa e i due fidanzatini trovarono riparo dalla calura sotto un grande albero. Giuseppina decise di rinfrescarsi il viso, si avvicinò alla riva del fiume, si chinò e immerse le sue graziose manine nell’acqua. Luigi la osservava incantato. Era così piccola e delicata che sembrava un fiore appena nato.

“È il momento giusto”.

Il panettiere innamorato si mise una mano in tasca per controllare che l’anello fosse ancora lì. Lo strinse tra le dita come per accertarsi che fosse tutto vero e chiuse gli occhi per un istante mentre cercava le parole giuste e il coraggio per darglielo. Accadde tutto in un attimo. Luigi riaprì gli occhi e Giuseppina non c’era più. Solo l’acqua increspata e i segni dei suoi minuscoli piedi sull’erba. C’è chi dice che sia stato un pesce siluro. Il più grande che si sia mai visto. C’è chi dice invece che Luigi fosse un grande amante della grappa e che Giusy in realtà non sia mai esistita. Una cosa però è certa. Se andate a vedere l’alba dal Monte dei Cappuccini lo troverete lì, con le mani ancora sporche di farina, in attesa di vedere la sua minuscola amata riemergere come per incanto dal fiume.

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