Quel Covid, dava un tono all’ambiente.

Le mamme ai tempi del Covid, lavoratrici o no, sono mamme che dicono un sacco di parolacce. C’è chi le dice fra i denti in serpentese, chi a metà, chi azzarda una virata, cazzperino, vaffareungirett, porrrrccini ne vuoooi? C’è chi corre in bagno per tirare giù un paio di santi e chi invece la dice proprio tutta e ad alta voce per giunta, per poi cercare di riparare con un “bambini non si dice alla mamma è scappata una parolaccia perché è un pochino stanca ma voi non dovete dirla mai questa parola. Mai mai mai ok?” . La mamma già sa che la parola incriminata verrà riproposta e usata da quel giorno  finché morti non li separi e che alla domanda “da chi l’hai sentita?” la risposta sarà inderogabilmente “DALLA MAMMA”, caso chiuso l’udienza è tolta. 

Le Covid mamme hanno un solo tipo di sguardo. Lo sguardo atterrito, spiritato, posseduto di chi sa che da un momento all’altro un figlio starnutirà, tossirà o il termometrò rileverà un fatidico 37.5 ° e loro sanno che in quel 37,5° ci sono tutti i 9 gironi infernali  danteschi e che Caronte le sta aspettando armato di certificati e tamponi.

Le Covid Mamme mostrano una nuova forma di demenza. Si chiama demenza post lockdown. Chi soffre di questa patologia mostra i seguenti sintomi: vuoti di memoria, attacchi di ridarola incontrollabili alternati a crisi di pianto, perdita della capacità di formulare frasi di senso compiuto o di seguire il filo dei discorsi. A causa di questo disturbo la Covid Mamma passa solo informazioni sbagliate e dimentica sempre un pezzo: la mascherina di ricambio in cartella per il figlio, l’igienizzante, la temperatura rilevata scritta sul diario, l’orario di entrata del figlio 1, l’orario di uscita del figlio 2, le uova per fare la frittata, il riso per il risotto, la call che era pianificata alle 12 e la telefonata arriva mentre sta pulendo il water perché ha confuso i giorni e, visto che non vuole lasciare il lavoro a metà, presenta al cliente con lo spazzolone del cesso in mano mettendo in muto quando tira l’acqua. 

Le Covid Mamme ipotizzano. Immaginano ogni tipo di scenario, pianificano strategie, misurano le possibilità, valutano i pro e contro, prevedono, si organizzano così tanto per fare perché tanto sanno che tutti i programmi da un momento all’altro saltano come mine.

Le Covid Mamme infatti non sono multitasking. Le Covid Mamme sono giocoliere, acrobate, trapezziste, contorsioniste. Fanno tutto con una mano sola mentre con l’altra stanno facendo tutto il resto. Le Covid Mamme hanno uno squilibrio. Ormonale, mentale, del sonno, del peso e soprattutto del carico che ogni giorno, tutte, senza mai tirarsi indietro portano sulle proprie spalle. Le Covid Mamme sono solidali. Sono amiche vere. Si supportano, si sopportano, si telefonano, si consolano, si confidano, si vogliono bene, se la ridono, stappano prosecchi come fosse sempre capodanno,  stappano in un’ora di libertà, stappano per spostare i pensieri un po’ più in là.

Le Covid Mamme hanno imparato a SDRAMMATIZZARE perché o sdrammatizzano o “sai, questo… questo è un caso molto, molto complicato, Maude. Un sacco di input e di output. Sai, fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile”.

Sulla pelle.

Mi sono tatuata acqua sulla pelle. Quando ho imparato ad accettare la mia natura. Trovo sempre una via di uscita, scorro, mi infiltro e, a volte, sono cascata. Sento sempre tutto, le parole sono per me gocce che scompongono la mia superficie. Cambio forma continuamente, a volte evaporo all’improvviso o divento onda che tutto travolge. Nutro ogni persona che incontro, riempio i vuoti con gesti d’amore. Io sono nata, per nutrire la terra, quando è troppo arida. Mi sono tatuata fuoco sulla pelle. Quando ho imparato a credere in ciò che faccio. Quando ho capito che la rabbia non sempre distrugge e che il fuoco non brucia soltanto. Quando è nata mia figlia che ogni giorno mi insegna la forza della volontà e della ribellione. Mi sono tatuata terra sulla pelle. Quando mi sono presa cura delle radici per non perdermi più. Radici paterne che raccontano storie in cui la voglia di vivere vince su tutto, anche sulla malattia. Quando ho imparato a dire no senza andare in frantumi, ad avere pazienza, a fare un passo dopo l’altro senza il timore di non arrivare mai. Mi tatuerò aria, sulla pelle. Quando una risata cristallina sarà il mio buongiorno, quando mi prenderò in giro molto di più, quando ballerò dove voglio, con chi voglio, vestita di tutti i colori del mondo. Respirerò, volerò, sussurrerò al mondo che la vita, questa vita, sa essere davvero bella.