
Era la mattina di Natale.
La casa era ancora addormentata. Ogni cosa sembrava avvolta da una stanchezza dolce, uno spazio creato per trattenere i ricordi più belli. I suoni della vigilia danzavano ancora nei sogni. Il vociare forte degli adulti riuniti, le grida di gioia dei bimbi, i rumori dei piatti pieni, dei bicchieri mezzi vuoti, dei pacchi scartati.
Sotto l’albero, in mezzo ai nastri dei regali già aperti era rimasto un piccolo pacchetto.
“Mi hanno dimenticata? Che ne sarà di me? Mi butteranno nel bidone della carta?”
Pensava tristemente Nanita tra sé e sé.
Nanita era una piccola bambolina di stoffa. Aveva due lunghe trecce di lana rosse sempre girate verso l’alto, un corpicino soffice, un vestitino di stoffa a scacchi, due dolci occhi neri e un sorriso sempre stampato sulla faccia.
Forse per la confusione o forse semplicemente perché doveva andare così era rimasta lì, triste e sola, al buio avvolta in una carta di regalo senza avere nemmeno lo spazio per muoversi.
Nina stava ancora dormendo. Abbracciata a Camomilla, il suo nuovo pupazzo a forma di tartaruga.
Nena invece quella mattina si svegliò prima di tutti gli altri. Le previsioni davano neve e voleva correre alla finestra per vedere il prato spolverato di bianco.
In punta dei piedi per non fare rumore andò in salotto. Guardò fuori. Il cielo era carico di nuvole. Nuvole intrecciate una all’altra, come una coperta calda cucita sulle nostre teste. Non aveva ancora iniziato a nevicare ma tutto lasciava pensare che avrebbe iniziato presto.
Si guardò intorno. Sulla tavola c’erano i resti della cena. Le bucce dei mandarini, la cesta con le noci, i cioccolatini. I bicchieri con gli avanzi di spumante e i piatti con i canditi del panettone che nessuno voleva mai mangiare. Nena adorava infilare le dita nell’impasto e sfilare tutti quei quadratini colorati uno per uno.
Per terra c’era un tappeto di carte di regali. Come foglie gettate al vento dopo una tempesta. Una tempesta di gioia. L’emozione della vigilia, delle risate, dei giochi, del profumo del tacchino ripieno di castagne. La magia dei regali sotto l’albero. Era stata una serata perfetta e lei aveva ricevuto proprio quello che voleva: un kit per disegnare vestiti alla moda.
Nena si avvicinò all’albero. Adorava rimanere a guardare le lucine accendersi e spegnersi, immaginarsi la storia dei personaggi tutti diversi uno dall’altro con cui sua madre amava decorare il grande abete.
In quel momento Nanita, ancora rinchiusa nel suo pacchetto, sentì che fuori c’era qualcuno.
“Devo farmi sentire! Aiutooo sono quiiiii mi senti???? Aiutoooo!!!!!”.
Ma la sua voce non poteva essere sentita.
Il gatto però sì, poteva sentirla. Per quel potere tutto speciale dei gatti di ascoltare ciò che gli umani non sentono.
Il gatto, anzi la gatta, si chiamava Bibi. Era bianca, tanto selvatica quanto fedele e amata dalle bambine.
“Miaooooo”. Bibi si avvicinò al pacco dov’era nascosta Nanita e iniziò a giocare con il fiocco.
“Bibi che fai?”. Nena accarezzò il gatto e in quel momento si accorse del regalo.
“Cosa ci fa un pacco ancora chiuso?”. Nena lo prese tra le mani. Lo girò da una parte e poi dall’altra alla ricerca di un indizio.
“Di chi sarà questo regalo? Qualcuno deve averlo dimenticato!”.
Poi, nascosto sotto al nastro rosso che lo racchiudeva lesse il suo nome “Per Nena”.
Per me? Da dove spunta fuori?
Nena scartò il dono con minuziosa attenzione. Una morbidissima trecciolina rossa spuntò fuori dal pacco.
Appena vide comparire Nanita nel suo cuore esplose un’emozione mai provata prima. Nena e Nanita si guardarono occhi negli occhi. Fu amore a prima vista. Si strinsero una all’altra in un abbraccio che le avrebbe unite per sempre.
A volte i regali più belli, sono proprio quelli inaspettati. Incroci di anime e di pensieri che cambiano la nostra vita. Legami destinati a durare anche quando intorno tutto cambia.
Fiocchi di neve iniziarono a cadere lentamente dal cielo per festeggiare con loro il Natale più speciale.
Da quel giorno furono inseparabili. Se Nena si sentiva stanca, triste, felice, irritata correva a prendere la sua Nanita. Le prendeva la mano e la accarezzava. Si addormentava con lei, si svegliava con lei, si consolava con lei. Compagna di vita e di emozioni. La migliore amica del mondo.
A forza di accarezzarla Nanita ogni tanto perdeva qualche pezzo. Caddero le trecce, gli occhi si consumarono, ogni tanto si strappava la stoffa di una gamba o si staccava un piedino. Fu così che Nena iniziò a cucire. Prendeva pezzi di stoffe che amava e le usava per curare la sua Nanita.
Nanita cambiò look infinite volte. E per Nena la sua bambola era sempre la più bella di tutte.
Ora Nena è grande. Nanita riposa in una scatola in fondo ad un armadio ma la loro amicizia non è mai finita. Legate una all’altra da infiniti fili colorati.
Podcast dell’episodio Qui.